Cessione del credito

Il credito commerciale è una delle voci più importanti del bilancio aziendale e, sempre più spesso, si parla di credito deteriorato in relazione a eventi che possono avere conseguenze negative sull’azienda. Ecco perché si parla anche di cessione del credito, inteso come strumento rivolto alle imprese che non riescono a gestire i cosiddetti “crediti inesigibili”, cioè impossibili da incassare.

A complicare il quadro, si aggiunge l’instabilità della normativa italiana, con periodiche modifiche sulle spese che possono andare in cessione e quelle che invece non lo sono più. Basta ricordare, per esempio, che gli interventi edilizi eseguiti a partire dal 2020, ad oggi, sono oggetto di cessione del credito, ma non è detto che sia così anche in futuro.

Al tempo stesso, bisogna sottolineare che la cedibilità del credito per le aziende è subordinata alla complessità dell’attività sottesa. Dal punto di vista concettuale, è importante tenere presente che anche l’IVA è cedibile, ma a condizioni specifiche da valutare, caso per caso, da parte di un consulente fiscale o un commercialista di fiducia. La cessione del credito, disciplinata all’Art. 1260 e successivi del Codice Civile, si distingue in due categorie:

• cessione pro soluto: fa riferimento alla possibilità per il cedente di non rispondere dell’eventuale inadempienza del debitore;
• cessione pro solvendo: il cedente è anche garante della sussistenza del credito e quindi risponde dell’eventuale inadempienza del debitore. Il creditore resta garante sulle prestazioni del debitore che, in caso di inadempienze, può rivalersi sul cedente richiedendo la somma spettante.

A prescindere dalla tipologia, il meccanismo è lo stesso: c’è un soggetto che cede il credito e uno che lo riceve; quest’ultimo, a volte, può coincidere con lo Stato.

Bisogna considerare, però, che si tratta di una normativa molto complessa, in costante evoluzione: per questo conviene affidarsi a esperti sempre informati e aggiornati sulla normativa vigente.